SALUTE DI GENERE
Essere uomo o essere donna in medicina fa una notevole differenza, non soltanto perché la prevalenza di un alto numero di patologie è differente nei due sessi, ma anche e soprattutto perché sono differenti le cause e/o i fattori predisponenti, i sintomi e la risposta alla terapia.
Secondo la societa’ americana per la salute della donna esistono 10 differenze tra uomo e donna:
- Malattie cardiache. L’infarto è la principale causa di morte per le donne di tutti i paesi, con un tasso di mortalità lievemente superiore a quello maschile, ed è la prima causa di morte tra le donne di età compresa tra i 44 e 59 anni. Le donne hanno maggiori probabilità degli uomini di avere un secondo infarto entro un anno dal primo. L'infarto è quindi una malattia comune ai due sessi, quello che è differente sono le cause e le manifestazioni. Se una donna viene colpita da un attacco cardiaco ha meno probabilità, rispetto a un uomo, che i medici del pronto soccorso lo riconoscano subito, e non perdano minuti preziosi per salvarle la vita. Perché? «I manuali universitari descrivono come principale sintomo dell’infarto il dolore al petto, ma nelle donne il dolore è spesso assente: prevalgono nausea e vomito, dolore al collo o alla schiena, difficoltà a respirare, sudori freddi, vertigini. Perciò rischiano di non ricevere cure adeguate nei tempi raccomandati
- Depressione. Le donne hanno una probabilità 2-3 volte superiore a quella degli uomini di essere colpite da depressione, anche a causa dei minori livelli di serotonina nel cervello.
- Osteoporosi. Le donne rappresentano l'80 percento della popolazione colpita da questa malattia.
- Cancro al polmone. A parità di esposizione al fumo, le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare tumore al polmone rispetto agli uomini. Il sesso femminile è, infatti, più sensibile alle sostanze cancerogene presenti nelle sigarette.
- Malattie sessualmente trasmesse. Rispetto agli uomini, le donne hanno una probabilità doppia di contrarre una malattia sessualmente trasmessa. E dieci volte superiore di contrarre l'Hiv a causa di rapporti sessuali non protetti.
- Anestesia. Le donne tendono a riprendersi dall'anestesia più velocemente degli uomini: in media, le donne impiegano 7 minuti contro gli 11 degli uomini
- Reazioni ai farmaci. Farmaci comuni, come antistaminici e antibiotici, possono provocare reazioni ed effetti collaterali diversi in donne e uomini.
- Malattie autoimmuni. Il 75% delle persone che soffrono di malattie del sistema immunitario, come la sclerosi multipla, l'artrite reumatoide e il lupus è di sesso femminile.
- Alcool. Le donne producono una minore quantità dell'enzima gastrico che metabolizza l'etanolo. A parità di consumo, dunque, le donne presentano una maggiore concentrazione di alcool nel sangue rispetto agli uomini, anche tenendo conto delle differenze di peso.
- Dolore. La sensazione e la modulazione del "sintomo dolore" è differente nei due sessi con una maggiore sensibilità nella donna che, per contro, sopporta meglio il dolore sfruttando inconsciamente le endorfine endogene (antidolorifici naturali prodotti dal nostro corpo). Inoltre gli oppioidi agiscono sui recettori k e hanno maggiore efficacia sulle donne.
I dati istat sulla salute di donne e uomini confermano i dati internazionali
Secondo i dati Istat, le patologie che colpiscono di più le donne rispetto agli uomini sono:
- osteoporosi (+736% rispetto agli uomini)
- malattia della tiroide (+500%)
- depressione a ansia (+138%)
- cefalea ed emicrania (+123%)
- morbo di Alzheimer (+100%)
- cataratta (+80%)
- artrosi e artrite (+49%)
- calcolosi (+31%)
- ipertensione arteriosa (+30%)
- diabete (+9%)
- allergie (+8%)
- alcune malattie cardiache (+5%)
Le donne vivono più a lungo, ma si ammalano di più ed usano di più i servizi sanitari, hanno l’onere di un maggior numero di anni di vita in cattiva salute.
Insomma, la salute non è neutra e anche in medicina va applicato il concetto di diversità, per garantire a tutti, donne e uomini, una reale equità e il miglior trattamento possibile in funzione della specificità di genere.
E' importante ricordare che "medicina di genere" non significa "medicina delle donne"!
Un approccio di genere significa prendere in considerazione uomini e donne al di là degli stereotipi e promuovere all'interno della ricerca medica e farmacologica l'attenzione alle differenze, non solo sotto l'aspetto anatomo-fisiologico, ma anche biologico-funzionali, psicologiche, sociali e culturali, oltre che ovviamente di risposta alle cure".
Le donne appaiono piu’ svantaggiate
I motivi sono vari:
- L’interesse per la salute femminile è prevalentemente circoscritto agli aspetti riproduttivi.
- Fino a poco tempo fa le malattie, la loro prevenzione e terapia sono state studiate prevalentemente su casistiche di un solo sesso, quello maschile, sottovalutando le peculiarità biologico-ormonali e anatomiche proprie delle donne.
- Le donne sono al primo posto nel consumo di farmaci, ma sono poco rappresentate negli studi clinici o farmacologici. Di conseguenza, sono maggiormente esposte a possibili. reazioni avverse al momento dell’assunzione di farmaci dopo l’immissione in commercio, con riscontri di una minore efficacia nel loro uso, con effetti collaterali e indesiderati più frequenti e più gravi rispetto agli uomini.
- Rispetto alle condizioni di lavoro, sono state considerate sino ad oggi quasi esclusivamente le caratteristiche del lavoratore maschio. Delle donne si parla soltanto nel periodo della gravidanza, in rapporto esclusivamente ai rischi del nascituro. Gli infortuni e le malattie professionali che riguardano le donne (come le dermatosi e i disturbi muscolo-scheletrici) non sono sufficientemente presi in considerazione.
- Non viene prestata attenzione agli eventi patologici connessi con il lavoro domestico, in particolare gli infortuni.
- Non si considera il maggior rischio psico-sociale che colpisce le donne e che è dato dal doppio carico di lavoro.
- La violenza contro le donne è un gravissimo problema sanitario, in quanto causa importante di malattia e pesa sulla società con dei costi elevatissimi. Infatti la donna che subisce violenza (soprattutto se cronica) si ammala di più, utilizza 3 volte di più i servizi sociosanitari, assume di più psicofarmaci, perde più giorni di lavoro, va incontro ad invalidità permanente per gli esiti delle violenze. Gli effetti della violenza sulla salute delle donne vanno dalle conseguenze psicologiche e comportamentali (depressione e ansia, disturbi dell’alimentazione e del sonno, fobie, attacchi di panico, disturbo post-traumatico da stress, disturbi psico-somatici, bassa auto-stima, tentativi di suicidio, abuso di alcool, farmaci e altre sostanze, fumo, comportamenti sessuali non protetti) a quelle fisiche (decesso, contusioni, ematomi, danni oculari, rottura timpano, fratture, ferite da taglio, bruciature, trauma cranico, lesioni addominali e toraciche, dolore cronico, fibromialgia, disturbi gastrointestinali, disabilità) a quelle sulla vita sessuale e riproduttiva (gravidanze indesiderate, aborto, parto pre-termine, basso peso del nascituro, infezioni a trasmissione sessuale, infertilità, infezioni urinarie, disturbi della sfera sessuale).
L'importanza della medicina di genere
La prima volta in cui in medicina si menziona la questione femminile è nel 1991 quando Bernardine Healy, direttrice dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica, sulla rivista New England Journal of Medicine parla di Yentl Syndrome a proposito del comportamento discriminante dei cardiologi nei confronti della donna.
Successivamente Le Conferenze internazionali - a partire da quella di Pechino del 1995 -, le risoluzioni dell'Unione Europea e dell'OMS indicano la necessità di assumere la salute delle donne e delle bambine come elemento prioritario dello sviluppo sociale per ridurre le diseguaglianze e promuovere l'equità.
La stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito la medicina di genere nell'Equity Act in cui si dice che il principio di equità implica non solo la parità di accesso alle cure di donne e uomini, ma anche l'adeguatezza e l'appropriatezza di cura secondo il proprio genere. Nel 1999 presso il Ministero Pari Opportunità, nasce il primo gruppo nazionale in Italia sulla medicina di genere "Medicina Donne Salute".
Il ruolo dell’ostetrica nella medicina di genere
L’ostetrica è alleata della donna, del bambino, della famiglia e della collettività nella promozione della salute.
Profilo professionale DM740/1994 include nelle competenze dell’ostetrica la promozione, educazione, tutela della salute della donna, della coppia, del bambino e della collettività.
Il Codice Deontologico dell’ostetrica del 2014 include tra i doveri la tutela della dignità e la promozione della salute femminile in ogni momento della sua vita.
Il corso di laurea in ostetricia ha la finalità di formare professionisti/e competenti nell'ambito della gestione delle cure ostetriche volte alla tutela/promozione della salute di genere, riproduttiva, nel percorso nascita (gravidanza, parto e puerperio) e del neonato.
L’ostetrica è da sempre con le donne. Può quindi offrire tutta la sua esperienza per migliorare la salute delle donne sia nell’ambito materno-infantile, con la promozione dell’allattamento al seno e del parto fisiologico oltre all’attenzione alle situazioni di violenza che aumentano proprio nel periodo della gravidanza; sia in tutte le fasi della vita delle donne, dalla vita intrauterina, alla nascita, la pubertà/adolescenza, la gravidanza, il parto, il puerperio, l'età fertile, l'età matura, la menopausa/il climaterio.